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Uomo Ragno #47.

 

Phade away...#3.

 

di Yuri N. A. Lucia

 

 

 

Portogallo - La fortezza saracena nei pressi di Lisbona. - Ore 12.00. p.m.

 

"Signore e Signori!"

La voce squillante e ben modulata aveva attirato l'attenzione dei presenti, tutti rigorosamente con indosso le maschere, come era stato stabilito per quel particolare evento.

"Eccoci qui riuniti per la terza kermesse, permettetemi di chiamarla così,”

 disse Quest sporgendosi leggermente dal palco sul quale si trovava e strappando alcune risate dai presenti,

 “in  cui la Quest INC. sarà lieta di presentarvi la prossima collezione autunno - inverno della propria scuderia. Come molti di voi ormai sapranno, il nostro marchio è sinonimo di qualità assoluta per quanto riguarda l'hi tech, ma anche nel settore delle armi tradizionali o di quelle così dette a basso costo, non siamo di certo secondi a nessuno.

“A chi per la prima volta tratta affari con noi, sarà un vero piacere offrire soluzioni di tutti i tipi, per tutte le tasche. Volete l'ultima novità in fatto di corazzamento in SinthoVibranium? Noi possiamo offrirvela. Cercate cannoni concussion in grado di stordire Iron man o Hulk? Esistono e sono nostri. Preferite le armi a proiettile? A fiamma o a gas, non avete che da chiedere.

“Permettetemi di aprire la nostra asta con dei pezzi che sicuramente interesseranno molti di voi: come di certo ricorderete, qualche anno fa, Latveria fu scossa da un certo fervore rivoluzionario che vide momentaneamente deposto il suo monarca, Victor Von Doom altresì noto con il pittoresco nome di... Dr. Destino. In quegli anni molta tecnologia bellica latveriana venne trafugata dai confini del piccolo ma affascinante stato, ma il meglio signori, ce lo siamo assicurati noi. Prego, osservate."

Quest, che indossava un impeccabile smoking e aveva il volto coperto da una maschera di cuoio in stile fetish, si tolse dalla luce del riflettore che l'aveva fino a quel momento illuminato nel buio del grande salone, indicando con il braccio la parete alle sue spalle che, con un impercettibile tremore, cominciò a far scorrere una serie di immagini rivelandosi essere un gigantesco schermo.

Vennero mostrati alcuni tecnici intenti a smontare e riassemblare dei fucili dall'aspetto avveniristico, poi, di seguito, alcuni mercenari intenti in una simulazione di una battaglia, abbattevano dei droni usando le stesse armi che si erano viste prima.

"Alcuni qui hanno già acquistato questo tipo di arma dalla nostra azienda, altri ne avranno senza dubbio sentito parlare. E' stata il fiore all'occhiello, nella passata stagione, di questa impresa. Ma i tempi cambiano signori, ci si deve evolvere, e se prima ci eravamo limitati a riproporre un ottimo prodotto sotto forma di copie costruite in serie, oggi siamo andati oltre!"

La voce, all'inizio melliflua e vellutata, ora vibrava di accenti acuti e accoranti, e un nuovo filmato veniva proiettato per la gioia dei presenti. Dove il faretto illuminava ancora, si aprì una botola dalla quale si sollevava un braccio meccanico, che stringeva lo stesso fucile che ora veniva mostrato nel documentario. La sua linea era molto meno elaborata dell'altro, più compatto e ridotto nelle dimensioni, decisamente meno appariscente.

"Ecco il fucile ad impulso di generazione L.IV°, il Quest Ravage 12 - M.S.II., sviluppato dal nostro settore ricerca e sviluppo e nostro orgoglio! Modulare, può essere diviso nei suoi componente principali in pochi secondi, per poi essere rimontato con altrettanta rapidità e semplicità. Gli smorzatori cinetici installati nel calcio riducono il rinculo del 30 per cento, il che implica che la sua maneggevolezza è decisamente aumentata rispetto alle armi di precedente generazione. Anche la velocità è stata implementata, del sette per cento, signori. Sette per cento! Può sparare cinque tipi di proiettili differenti ed integrato con il sistema di puntamento N.3000, diviene l'arma a proiettili definitiva!"

Ora lo schermo mostrava un soldato con il volto coperto che faceva a pezzi un carro armato Ariete nel giro di pochi istanti.

"La carica dell'impulso dura 4 ore grazie alle nuove pile Magtaberth  possono essere ricaricate anche da una semplice presa di corrente. E' stato costruito in materiali ceramici iper resistenti e non rilevabili dai metal detector. Il prezzo è di 10.000 dollari al pezzo, escluso il puntatore e le munizioni... ma credetemi! Vi basterà acquistarne un centinaio per mettere a ferro e fuoco persino Fort Knox! Non credete che valga la pena spendere per avere la qualità?"

Il fragore degli applausi fu la risposta più eloquente.

 

Manhattan - Transfert club - Ore 01.00. p.m.

 

"L'auto è pronta..."

disse tremando Gon mentre guardava l'uomo in completo nero. Il suo sguardo, lo poteva sentire anche da dietro quegli occhiali scuri, avrebbe gelato anche uno spirito del fuoco. Forse era vero quello che si diceva di lui, forse era davvero un mezzo demone...

Quelle speculazioni furono interrotte da un gesto d'assenso.

"Bene. Va’ e assicurati che il campo sia sgombro."

Il ragazzo si voltò e corse fuori ad eseguire l'ordine. L'altro attraversò la sala del night, mentre una bella ragazza di origini orientali stava cantando New York New York, una canzone che a lui, non sapeva perché, era sempre molto piaciuta. Entrò nel privee dove Xiu Jingu lo aspettava. Xiu era seduto su un divanetto, le guardie nascoste in punti dove non potevano essere viste, proprio come era stato loro detto, pronte a tutto in qualsiasi momento. L'ex boss fissava una bottiglia di crystal di cui aveva tracannato un buon terzo del contenuto.

"Signore, è arrivato il momento, l'auto l'aspetta qui fuori."

Le sue parole erano state dure, secche, prive di quel tono rispettoso che ci sarebbe aspettati da lui di solito; ma il momento era particolarmente critico e aveva capito che il suo capo stava cedendo. Doveva scuoterlo, farlo reagire, altrimenti sarebbe stata la fine.

"L'auto? Ah, grazie amico mio, ecco, solo un attimo e vengo..."

"Devo insistere. Si deve alzare subito e venire ora, non abbiamo un minuto da perdere, questo posto non è più sicuro."

"No? E quale sarebbe un posto sicuro in città vecchio mio? O in qualsiasi parte del mondo? Ora che il Consiglio ha decretato la mia condanna a morte, dubito che sopravvivrei più di qualche giorno anche se cambiassi sede..."

"Il suo scopo signore, è proprio di assicurarsi la sopravvivenza ancora per un po' di tempo, in modo che l'equivoco con il signor Ching venga chiarito."

"Equivoco? Sono stato accusato di aver tentato di farlo fuori e di aver eliminato alcuni tra i pezzi grossi della famiglia... credi davvero che avrò il lusso di un processo?"

"No. Ma ci sono delle persone che potranno parlare al suo posto, noi dobbiamo cercare le prove. Signore, mi permetto di dirle che il suo atteggiamento non è affatto dignitoso."

"Cosa?!"

"Lei è mezzo ubriaco, signore, quando in questo momento si imporrebbe un comportamento più consono alla carica che lei ricopre nell'organizzazione. Anche se il Consiglio per ora le è contro, lei sa benissimo di non aver fatto nulla. Il suo obiettivo deve essere quello di riscattare il suo onore infangato, scagionandosi e punendo il vero colpevole di quest'atto infame nei suoi confronti."

La bottiglia volò verso l'uomo che si limitò a scansarla con un movimento breve e veloce sulla propria sinistra.

"Può tirarmi addosso altro, ma la situazione non cambia. Ora sta a lei decidere: o rimane qui attendendo i suoi boia, o viene con me e cercherà di fare tutto il possibile per risolvere il problema."

Jingu lo fissò con gli occhi iniettati di sangue e il labbro inferiore che tremava per l'odio, ancora nella posizione con cui aveva scagliato l'oggetto contro il sottoposto. Improvvisamente scoppiò in una grassa risata, rovesciando indietro la testa.

"Feng! Gli dei siano benedetti per averti posto sotto il mio servizio! Cosa farei senza di te? Hai ragione! Io sono Xiu Jingu del clan Jong! Non lasciare che mi giustizino per qualcosa che non ho fatto! Ero disposto a pagare il prezzo del mio fallimento nell'uccidere l'Uomo Ragno! Ma non lascerò che questa infamante accusa sia il motivo della mia fine! Andiamo!"

Feng fece un cenno d'assenso con la testa e aspettò che il capo lo affiancasse prima di lasciare la stanza.

 

Gon aspettava nel vicolo, vicino all'auto blindata, guardando nervosamente l'orologio che aveva al polso. I soldati P. aspettavano nella monovolume, come da copione.

Jingu avrebbe avuto una bella sorpresa quando le portiere dai vetri oscurati si fossero aperte. Quel bastardo gli fece quasi pena, tutto sommato era stato pietoso con lui quando aveva sbagliato. Si sentiva un po' colpa, ma non poteva fare altro, ucciderlo o mettersi contro Ching e i grandi capi. Guardò di nuovo il Rolex e vide che ci stava mettendo troppo tempo...

 

L'esplosione riecheggiò per tutto l'isolato e i detriti vennero vomitati fuori dallo stretto vicolo con grande violenza tra lunghe lingue di fiamme, mentre i passanti, terrorizzati, si gettavano a terra e gli avventori dei locali sulla strada osservavano atterriti la scena. Xiu Jingu invece guardava con un certo divertimento quell'inferno incandescente da dentro la Lexus guidata da Feng.

"Quando hai capito che voleva farmi la festa?"

"Più o meno da subito signore. Gon era un idiota, lo è sempre stato, un vero incapace. Il suo viso era un libro aperto, non riusciva a nascondere nulla."

"Anche gli uomini che hai lasciato di guardia...?"

"Anche loro. Ma sapevo che non l'avrebbero toccata. Avevano l'ordine solo di tenerla d'occhio finche non fossero arrivati i sicari. Il piano era di caricarla a bordo, portarla al molo, e lì, alla presenza di rappresentanti del Consiglio, spararle alla testa e scaricarla in acqua."

"Feng! Se non fosse stato per te..! Posso farti una domanda amico mio?"

"Tutto quello che vuole signore."

"Tu eri stato avvertito della cosa vero?"

"Non nel dettaglio. Non si fidavano completamente di me."

"Certo. Ma perché hai deciso di rimanere dalla mia parte sfidando la loro autorità? Così ti sei condannato a morte."

"Perché è il mio modo di fare signore. Rispetto fino in fondo i compiti assegnatimi... e a me era stato detto di ubbidire sempre ai suoi ordini e servirla fedelmente."

Jingu lo guardò ammirato.

"Feng... hai più onore tu di tanti palloni gonfiati che sono a capo dell'organizzazione..."

"Grazie signore, apprezzo molto le sue parole. Ora andiamo, l'aereo ci attende... dovremo lasciare per qualche giorno la città e aspettare che le acque si calmino un po'."

L'auto si mise in moto mentre Xiu catturava negli occhi il guizzo famelico del fuoco e il nero fumo che si alzava verso il cielo notturno.

 

Casa di Ilya e Rachel. Ore 01.00 a.m.

 

Non  riusciva proprio a prendere sonno. Si rigirava nel letto mentre Rachel invece dormiva alla grande. Per qualche minuto si mise a osservarla, reggendosi la testa con una mano, mentre il suo seno si alzava e si abbassava ritmicamente nel buio della stanza. Chissà che cosa stava sognando? Non avrebbe saputo quantificare il bene che provava per quella ragazza che era stata come una sorella per lei. La guardava con dolcezza, mentre stava lì beata, con la bocca spalancata, atteggiata ad un mezzo sorriso. Sospirò. Non riusciva a togliersi dalla testa l'incontro con Peter...

 

Erano le 15 quando suonò il campanello e lei si precipitò ad aprire. Aveva il cuore in gola e quando l'aprì temeva che si sarebbe accorto del rossore che le aveva coperto mezzo viso.

"Ciao Peter!"

 lo salutò in modo informale, cercando di apparire il più cortese possibile. Lui la guardò divertito, con un largo sorriso sul viso... quel viso che aveva studiato tanto a lungo in silenzio ai laboratori, quando gli portava il caffè, o quando faceva qualcosa per lui. Era vestito con un completino jeans, giubbotto e pantaloni, blu chiaro, un po' fuori moda a dire il vero con quel gusto vagamente anni '70 nel taglio, e visibilmente vecchiotti, anche se puliti. Gli stava benissimo, gli dava l'aria del cowboy  ingenuotto capitato per la prima volta in città.

"Posso entrare?"

Chiese lui e lei arrossì ancora di più rendendosi conto che lo aveva fissato senza dire una parola per diversi secondi.

"Certo! Entra pure!"

"Questi sono per te."

Le porse un bel mazzo di fiori e una scatola incartata e infiocchettata a dovere. Prese i fiori e li guardò affascinata, erano di campo, di diverso tipo, tutti molto colorati, proprio come piaceva a lei. Socchiuse gli occhi e li annusò, purtroppo avevano preso il tipico odore di New York, ma fece finta di niente e lo guardò raggiante.

"Grazie! Sono bellissimi! Ma non dovevi disturbarti..."

"Eh no! Il primo invito ufficiale a casa tua... beh, presentarsi a mani vuote sarebbe stato di cattivo auspicio. Ecco, questi sono dei dolcetti, sai, di solito si porta del vino ma io sono un pessimo intenditore... non so distinguere un mosto da un vino d'annata... avrei magari preso una porcheria... ma per quanto riguarda i dolci è tutta un'altra storia. Li ho presi da un forno che fa specialità armene... sono buonissimi credimi."

"Avremo occasione di assaggiarli insieme tra poco..."

lo fece accomodare e prese il giubbotto, sistemandolo sul letto in camera sua. Mise i fiori in un vaso ed i dolci sul tavolino.

"Scusami, ma l'attaccapanni si è rotto e non ho avuto occasione di ricomprarlo... avrei voluto farlo proprio la settimana scorsa ma..."

"Non ti preoccupare. Dopo quello che ti è successo è normale che ti sia ritrovata con i piani un po' scombussolati..."

Per una buona mezz'ora parlarono del più e del meno, di loro, di quello che avrebbero voluto fare nell'immediato futuro. Dopo un po', l'argomento della sera della Premiere dello spettacolo di M.J. fu di nuovo toccato.

"Oddio Peter è stato terribile... non ricordo molto della sera quando è successo... insomma quando sono stata colpita. Ho solo qualche vaga e confusa immagine nella mia testa... quando mi sono svegliata è stato come se fossero passati solo pochi minuti da quando mi trovava a teatro ed invece..."

 i suoi occhi si inumidirono e la voce tremava un poco. Istintivamente Peter le mise le mani sulle spalle, in un gesto rassicurante, sussurrandole che tutto andava bene ora. Lei, non seppe come, ma lo abbracciò, gettandosi praticamente sul suo petto. Lui, con sua stessa sorpresa, non fece nulla per allontanarla. Non si sentiva più impaurita, anzi... tra le sue braccia si sentiva al sicuro. E lui non si sentiva imbarazzato... averla lì, in quel momento, era la cosa più naturale del mondo. Rimasero qualche secondo in silenzio poi, lentamente, senza dire una parola si allontanarono e si guardarono negli occhi... Ilya sorrise ma lui la guardava seriamente.

"Ho pensato... che forse è stata colpa mia quello che ti è successo..."

"Peter ma che..."

"No, ti prego. Non dire nulla. So che razionalmente parlando non è così... che non potevo certo prevedere quello che sarebbe accaduto... ma... nelle notti seguenti, ho spesso rivisto il tuo viso sorridente, mentre parlavamo al laboratorio e poi... poi ti vedevo lì, sdraiata in quel letto d'ospedale, sprofondata nel coma. E allora io..."

lei gli mise un dito sulle labbra, fermandolo e facendoli cenno di tacere.

"Hai detto bene. Razionalmente sai che non è stata colpa tua. E tu sei uno scienziato no? Dovresti essere sempre molto razionale giusto?"

"Si, dovrei. Ma non sempre è così..."

"...e come mai?..."

"... forse perché sono anche un uomo..."

Si fissarono negli occhi. Ilya si voltò, leggermente imbarazzata.

"Ho saputo... di quello che è successo con quel mostro... lo Scorpione... è stato terribile! Mi hanno detto che tu sei rimasto ferito... ero molto preoccupata e..."

"Non mi sono fatto praticamente nulla. Solo qualche graffietto e un paio di contusioni. Più che altro è stato lo spavento."

I due tornarono a guardarsi e sorridersi. Il sole filtrava dalla finestra ed era una vera benedizione dopo tutta quella pioggia dei giorni passati. Ora tutto sembrava solo un lontano e brutto ricordo. I suoi raggi gialli facevano brillare di una strana luce i capelli di lei e lui ne era affascinato, ne studiava ogni minimo dettaglio, quasi ipnotizzato dai riflessi vagamente blu che gli sembrava di distinguere. Lei aveva la bocca leggermente aperta, e notò di nuovo quanto fossero deliziose quelle labbra, così piccole e piene e quanto fosse irresistibile la forma di quegli occhi, morbidi e grandi e...

Fu un bacio molto lungo e appassionato. Cercarono, frugandosi l'uno dentro l'altra, mentre si stringevano, il seno di lei, i cui capezzoli si erano induriti, contro il petto di lui, che andava imperlandosi leggermente di sudore per via dell'eccitazione. Peter si staccò per primo con l'aria frastornata.

"Cristo! Perdonami io..."

"No... shhh... è tutto ok... è stata colpa mia. Avrei dovuto... avrei dovuto farmi indietro o respingerti o..."

Peter portò le mani al volto, coprendolo, e si piegò fin quasi a mettere la testa tra le gambe. Cosa aveva fatto? E sopratutto perché? Ipocrita, si trovò a rispondersi, perché capì che aveva semplicemente seguito i suoi desideri. Dunque era così? La voleva, voleva il suo calore, voleva le sue forme schiacciate contro le sue, la sensazione che aveva assaggiato qualche istante prima ma ancora più intensa, ancora più duratura?

Ma sua moglie? Cosa provava per sua moglie? Non era lei la donna della sua vita, la donna del suo destino? La madre di sua figlia...?

"Mi dispiace Ilya," disse con voce tremante Peter" non sarebbe dovuto accadere. Non fraintendermi. Sei una ragazza meravigliosa e... se ti avessi conosciuta in un altro momento della mia vita... ma io amo mia moglie Mary Jane, e anche se in questo periodo ci sono dei problemi tra di noi, non voglio buttare via tutto quello che abbiamo costruito insieme."

Lei lo guardò, con la tristezza nel cuore, ma con uno sguardo di comprensione e gli rispose:

"Certo Peter, ti capisco. Non devi preoccuparti. Tu mi piaci da morire, ma ho sempre saputo che non poteva esserci niente tra di noi. Spero solo di non perderti come amico perché sei una persona che vale davvero molto. Mi auguro che con tua moglie si risolva tutto e presto..."

Ilya sapeva di non averlo pensato veramente, anzi, sperava il contrario. Ma la loro discussione finì li, e Peter se ne andò, salutandola e avvertendola che non si sarebbero potuti vedere per un po' perché partiva per un viaggio in Europa.

 

Si girò di nuovo, dando le spalle all'amica. Chissà se le avrebbe telefonato. Che sciocca! Perchè si era andata a cacciare in quell'assurda situazione? Forse perché gli esseri umani sono tutt'altro che razionali in realtà.

 

Manhattan. Millar building - uno dei covi dei Jong. Ore 23.45 p.m. Prima di quanto accaduto al Transfert club.

 

La sala riunioni era ridotta ad un vero carnaio. Gli schizzi di sangue erano ancora visibili dappertutto e quelli della scientifica giravano di qua e di là raccogliendo prove. Rucker si avvicinò ad un ragazzo sulla trentina, un tipo alto, grassottello, dai lineamenti tipicamente transcaucasici.

"Allora Mel, cosa hai da darmi?"

"Niente di nuovo, signore. Tutto quello che c'era di interessante era stato già prelevato ieri, durante il primo sopralluogo. Più che altro conferme sul tipo di armi usate ma nulla di più. Signoreiddio - disse segnandosi rapidamente, come in un gesto riflesso. - questo tipo doveva essere formidabile, forse un paraumano o un mutante."

"Confermi che si tratti di una sola persona?"

"Dai fori di proiettile e dagli altri segni che abbiamo fotografato, il nostro Artie ha dedotto che abbiano puntato sempre tutti quanti contro uno stesso ipotetico bersaglio."

"Artie?"

"E' il nostro giocattolo speciale. Ricostruisce la traiettoria di un colpo da fuoco da una semplice fotografia del foro d'entrata e alcuni scatti dell'ambiente. Purtroppo non possiamo tirare fuori un profilo fisico dell'amico Fritz. Abbiamo provato a rilevare tracce di calore residuo nell'aria, o di impronte sui punti secondo i quali si sarebbe dovuto appoggiare per avere la giusta angolazione di tiro. Artie ha detto che probabilmente aveva un sistema che maschera il calore corporeo e le tracce."

"Di che tipo?"

"Le possibilità sono molte... ci sono parecchi mutanti e paraumani che sviluppano facoltà simili. Tuttavia anche a livello tecnologico, specie negli ultimi dieci anni, si può sopperire alla mancanza di veri super poteri con costumi speciali."

"Mel..."

"Recepito capo. Mi sono già preoccupato di avviare una ricerca nel campo dell'hi-tech per sapere chi e quanti sono i produttori di simili dispositivi. Non credo che arriveremo a molto, ma magari ci faremo un idea più precisa del tipo..."

"Bravo ragazzo... ah, ecco qua il nostro cortese ospite."

Ching Wong, in un completo bianco, candido come la neve, entrò con passo sicuro in quello che era stato una delle sale più importanti della Zau International, l'azienda di brokeraggio di cui era uno dei soci fondatori, e che occupava ben cinque piani dell'edificio. Era un uomo che aveva superato da un po' la mezza età. Nonostante i segni del tempo sul suo volto, aveva un espressione serena e dignitosa, un portamento eretto: insomma, il contegno che avrebbe dovuto avere uno dei Draghi del clan Jong.

"Buona sera, Tenente Rucker. Spero che le indagini siano fruttuose e che presto troverete il responsabile di questo insensato massacro per assicurarlo alla giustizia."

"Oh certo, certo,” rispose con un sorriso ironico il detective.” Stia pur sicuro che la giustizia seguirà il suo corso, Mr. Wong. Abbiamo apprezzato molto il modo in cui ha collaborato con i nostri investigatori, rispondendo ad ogni loro domanda. Sicuramente, Mr. Wong, si sarà reso conto che abbiamo a che fare con un professionista, qualcuno di grande capacità e dal sangue freddo. Ma lei ha visto bene come sono andate le cose vero? Non ha esitato un attimo, mettendo a segno tutti i colpi, tranne, fortunatamente, quello che sopra portava scritto il suo nome."

"Sono nato sotto una buona stella, lo soleva sempre dire il mio povero nonno."

"Suo nonno diceva il vero... tuttavia ci sono ancora degli elementi che mi lasciano piuttosto perplesso. Tanto per iniziare, il movente di un simile eccidio..."

Ching ricambiò il sorriso, mantenendo la stessa aria tranquilla e pacata e si limitò a rispondere cortesemente, "Le menti degli uomini sono imperscrutabili. I loro cuori ancora di più."

"Quando combatti contro un demone... non mirare mai al suo cuore," ribatte Rucker quasi sopra pensiero, suscitando un certo stupore da parte dell'interlocutore.

"Ah, si interessa di cultura giapponese?"

"Come? Ah, si, beh, un pochino... diciamo che ho letto un po' qua e un po' la... e lei?"

"Di certo saprà che tra i nostri popoli non è mai corso del buon sangue, come direste voi occidentali. Tuttavia, anche se io stesso non sono certo un loro fan, sempre per usare una vostra espressione, ho cercato di capirli, di avvicinarmi alla loro cultura, al loro modo di essere, per vedere quanto fossero realmente diversi da noi e devo dire che sono rimasto affascinato da certi aspetti del loro pensiero."

"Conosci il tuo nemico meglio del tuo amico, eh?"

"Pensa che sia sbagliato?"

I due si scambiarono un occhiata di sfida.

"E lei conosce il suo attuale nemico?"

"Ringraziando gli dei della fortuna non ho nemici..."

"Davvero? Trovo difficile credere che tutto questo” fece un ampio gesto con la mano indicando la sala, “lo abbia fatto un vecchio amico...” Poi aggiunse, abbassando la voce in modo che solo il cinese potesse sentirlo, “Ching Wong, forse pensi di poterla fare franca con le leggi americane, o di poter fregare qualcuno vestito di tutto punto, ma io so che un serpente, quando cambia pelle, rimane sempre un serpente. Voi Jong avete fatto un sacco di passi falsi, ultimamente, e la vostra posizione di potere sta vacillando pericolosamente."

"Jong? Non capisco di cosa parla amico mio e le sue insinuazioni mi feriscono."

"Sicuro, come no. Resta il fatto che quando questa storia è iniziata avevate il tacito consenso di molte famiglie, qui a New York, gente che contava. Ma a partire dall'eliminazione del vecchio Gambino le cose sono cambiate. La faida è una cosa all'ordine del giorno, ma concluderla senza cercare un accordo... Xiu Jingu è stato poco saggio nel condurre in quel modo la questione. Ora tutti sanno come risolvete i vostri problemi e questo non gli è piaciuto.

“C'è poi la storia dello Scorpione, no la prego, non si disturbi a far finta di non capire di cosa stia parlando. L'Uomo Ragno intralcia i vostri piani più di una volta e voi questo proprio non lo tollerate, così prima gli sguinzagliate contro i vostri soldati potenziati, a proposito, come ci siete riusciti? No, no, di questo magari ne parliamo un'altra volta. Siccome hanno fatto cilecca, avete pensato bene di assumere uno specialista e magari di dargli una marcia in più per far fuori l'arrampicamuri, nevvero?"

Ching lo osservava incuriosito. Trovava divertente l'insolenza dell'americano e ammirevole il modo in cui non rimanesse minimamente turbato dall'indifferenza che simulava. L'autocontrollo era sempre una virtù mirabile, anche in un nemico.

"Vada avanti, agente; il suo racconto di fantasia è davvero affascinante, perché di certo, come ben saprà, quando non si hanno prove, tutto quello che si asserisce non è altro, per quanto ben congeniato, nulla più che una bella storiella."

"Allora andrò avanti con la mia storiella Wong. Il vostro uomo, Jingu, contatta Gargan e lo sottoponete chissà a quale esperimento di potenziamento che gli manda in pappa il cervello e succede quel che succede. Il punto è che io non ho le prove per portare in un tribunale quello che dico…ma al resto della mala qui in città non servono, e sicuramente sono arrivati alla mia stessa conclusione, escludendo quelli che lo sanno per certo. Stavolta l'avete davvero combinata bella. Prima vi avrebbero appoggiati pur di liberarsi del Gufo, visto che nessuno sopportava la sua leadership, ma ora... preferiranno far quadrato intorno a lui che non mettere dei macellai come voi al comando. Sa cosa si deve fare quando si accerchia un nemico?"

"Che cosa signor Rucker?"

"Lasciargli sempre una via di fuga; altrimenti, se si troverà con le spalle al muro lotterà con il vigore di una tigre, anche sé stremato."

"Si interessa anche di cultura cinese?"

"Sun Tzu era un uomo molto saggio. Magari se aveste avuto lui a condurre i vostri affari qui a New York ci saremmo dovuti preoccupare, invece avete scelto l'uomo sbagliato. Tutti, grazie a lui, si sentono con le spalle al muro e il loro unico pensiero e mettere da parte le divergenze per neutralizzarvi. Non so chi abbia organizzato tutto questo ma le consiglio di prepararsi, perché nei prossimi giorni capiteranno spesso di queste incresciose tragedie."

"Ora, mio caro Tenente, ho degli affari ai quali tornare. Se non servo più sarei lieto se mi lasciasse ad essi."
"Vada pure Wong. Ho il presentimento che ci incontreremo di nuovo e mooolto presto."

"Non vedo l'ora. Lei è una persona molto interessante."

Si scambiarono un rapido ed educato saluto, poi Ching si voltò ed uscì.

"Mel,” disse Terenzio tornando ad avvicinarsi al giovane poliziotto. “Puoi fare una ricerca su tutti i vigilantes della città, criminali e no, che avrebbero le capacità o l'attrezzatura per fare un colpo del genere ah... non ti limitare a cercare tra mutanti e paraumani... ho visto dei comuni mortali fare cose mirabolanti."

"Anche tra i superbuoni? Sospetta uno di loro?"

"No. Ma non si deve mai escludere nulla. Magari è successo che uno di quelli che sta dalla parte della legge si sia stancato di questa feccia. Può capitare. E' come una guerra, ogni tanto qualcuno, anche tra i migliori, dà di testa e allora... ora vado, buon lavoro ragazzo e fammi sapere."

Si allontanò, prendendo l'ascensore che lo portò al pian terreno. Uscendo dalla grande porta a vetri scorse l'auto del vecchio Wong ancora ferma davanti l'edificio, dall'altra parte della strada. Un imponente e lussuosa Maybach color grigio metallizzato: non c'era che dire, il vecchio si trattava bene. Si fermò e osservandola sorrise all'improvviso, salutando con il tipico gesto militare, poi salì sulla sua auto e andò via. Ching lo aveva guardato divertito e mentre un valletto gli riempiva il bicchiere di Brandy rise.

"Uomo molto interessante. Dovremo tenerlo d'occhio."

 

 

Portogallo - La fortezza saracena nei pressi di Lisbona. - Ore 12.30. p.m.

 

Tutto era accaduto piuttosto rapidamente. Prima era stata rilevata la presenza di uomini in movimento non lontano dalla Fortezza. Il servizio di sicurezza si era subito allertato mandando un paio di squadre sul posto e avvisando Mr. Weird che si era adirato.

"Chi è l'imbecille che ha ordinato di mandare i nostri soldati fuori senza prima consultare me?!"

"Ma, signore! Non volevamo perdere tempo..."

"Cosa?!”

Weird afferrò per il collo il malcapitato sergente che aveva di fronte, cominciando a stringerlo in una morsa soffocante.

“Brutto pezzo di idiota! Come ti salta in mente che comunicarmi tutto quello che succede sia una perdita di tempo! Io..."

Scattò l'allarme silenzioso collegato alle fasce sui loro polsi.

"Il sistema di sicurezza! E' stato violato!"

Lasciò cadere l'uomo che poco prima era stato sollevato di un 20ina di cm da terra.

"Non ti ammazzo perché avrò bisogno di ogni uomo disponibile ora, ma poi ti assicuro che faremo i conti. Mobilita subito le squadre rimaste e avverti le due uscite di ripiegare subito e non farsi coinvolgere, per nessuna ragione, in combattimenti con nessuno. Voglio un rapporto dettagliato dalla sala controllo, cosa ha provocato la disattivazione del sistema di sicurezza? Mandare una pattuglia per ogni corridoio d'emergenza o secondario, mettere la squadra 2 a difesa di quello principale finchè il sistema sarà ripristinato, chiaro?"

Da quel momento in poi la situazione era degenerata a gran velocità. Proprio mentre gli occupanti del salone venivano sgombrati, fecero irruzione due decine di uomini, vestiti con uniformi scure e passamontagna tipo SWAT. Aprirono il fuoco su i membri della vigilanza falciandoli quasi subito. Quest si trovava sulla loggia antistante all'ingresso principale, con a fianco Ms. Perfection. Sul tavolo c’erano una bottiglia stappata di porto proprio pochi secondi prima e un paio di candele che avrebbero dovuto creare un atmosfera romantica. La presentazione del nuovo fucile ad impulsi era ufficialmente terminata e gli invitati avevano appena finito di osservare da vicino gli esemplari che erano stati messi in esposizione. Sarebbe dovuto scendere giù per presentare il nuovo reparto di sviluppo armi biologiche viventi della Quest INC. e i nuovi soldati P.2., invece..!

Era decisamente scontento. Quel macello la sotto era pubblicità negativa per la sua azienda e sarebbe stato difficile rimediare a quel colpo. C'erano dei rappresentanti dell'Hydra, e convincerli a venire non era stato semplice! Se fosse riuscito ad impressionarli, la Quest avrebbe potuto divenire la nuova A.I.M., ma ora il sogno sfumava per sempre.

"Signore, forse è meglio che lei si allontani subito."

Ms. Perfection aveva alzato il tono della voce cercando di superare il rumore delle armi da fuoco che aveva riempito l'enorme sala in muratura dal soffitto a botte. Le luci erano state accese per accecare gli invasori nell'eventualità che avessero calati i rilevatori di luce residua. Si comportavano molto bene, non c'era che dire: cercavano di accerchiare i difensori della fortezza, spezzando la loro formazione e dividendoli. Ma anche i suoi uomini si stavano guadagnando lo stipendio.

Al centro della grande sala si era alzato dal pavimento stesso quello che sembrava un enorme ascensore. Garantire la sicurezza dei partecipanti all'evento era stata sua personale cura e i soldi erano stati davvero ben spesi. Peccato che avrebbe perso quel luogo, gli piaceva molto la zona, e faceva una gran bella figura.

Vide i civili che venivano fatti entrare dentro dagli uomini che resistevano agli assalti coordinati degli agenti nemici. Chi fossero per lui era ancora un mistero, così come il fatto che il suo servizio di Prevenzione non lo aveva saputo avvertire della cosa. In alto  furono allungati i ballatoi che passarono da una parete all'altra, mentre si aprivano gli ingressi attraverso i quali passavano i cecchini delle squadre di supporto. Ora la situazione sarebbe stata ribaltata.

"Mr. Quest, mi perdoni ma..."

"Un momento..."

fece con un  gesto educato ma perentorio l'imprenditore, osservando affascinato una scena che lo colpì non poco. Un soldato nemico corse con rapidità incredibile verso uno dei suoi, schivando a zig zag tutti i colpi che quello gli scaricava contro.

Il soldato spiccò un balzo quando si trovò a circa cinque metri, eseguendo una giravolta, e facendo percorrere alla gamba destra tesa un arco che andò dal basso verso l'alto e poi viceversa. Il piede si posò sulla spalla del confuso guardiano che fu usato dall'altro per darsi una spinta verso l'alto. Il primo finì faccia in avanti con una certa violenza che incrinò la visiera a prova di proiettile dell'elmetto, mentre il secondo divorò in un poco più di un secondo i 15 metri che lo separavano dal primo ballatoio.

Passandovi sopra, colpì il primo uomo che si era piazzato per aprire il fuoco, e questi cadde all'indietro, finendo sul tetto dell'ascensore che stava proprio in quel mentre tornando dentro il pavimento. L'altro seguì l'ovvio arco di discesa dall'altra parte della struttura, ma quando arrivò sotto di essa si voltò agganciandola con qualcosa che era difficile da distinguere e girò su se stesso.

Quest aguzzo la vista. Era un sottile filo... color grigio scuro, molto simile alla... tela di un ragno. Il soldato sfruttando l'elasticità del piccolo cavo, dette uno strattone e si riportò di nuovo su, spuntando alle spalle degli altri uomini rimasti che si erano istintivamente girati verso dove stava scendendo per cercare di prendere la mira. Si trovò a mezz'aria tra la fila degli uomini, nello stesso punto in cui aveva fatto cadere il loro collega, e si esibì in un elegantissimo doppio calcio a spaccata. Il colpo fu così forte che ammucchiò da ambo le parti i soldati, lasciando svenuti e sanguinanti quelli che aveva colpito in pieno petto.

Atterrò richiudendo le gambe con un movimento quasi impercettibile e senza perdere tempo punto con le braccia l'altro ballatoio sospeso. Qualcosa partì allorché eseguì dei rapidi gesti. Ci furono delle piccole detonazioni che lasciarono gli uomini sgomenti, e senza il tempo di poter fare nulla. Erano stati ricoperti da una sostanza apparentemente fluida che si andava solidificando con grande velocità, intrappolandoli completamente. Quest sorrise sotto la sua maschera. Interessante, disse tra sé e sé. Lo vide spiccare dei balzi da una struttura all'altra e se lo ritrovò davanti, proprio nella grande loggia nella quale si trovava.

 

Ms. Perfection si era frapposta rapidamente tra lui e il suo capo. Peter la osservava interdetto. Era bella in modo sconcertante ed aveva un fisico statuario, dalle proporzioni perfette.

"Si ritiri signore, mi occupo io di lui,"

disse in tono minaccioso. Ma l'uomo con indosso la maschera da domino veneziano e lo smoking non sembrava per nulla preoccupato. Mentre sotto si stava consumando una dura battaglia tra gli uomini del P.H.A.D.E. e i soldati della Quest, quello era decisamente poco interessato e calmo, almeno all'apparenza, come le acque di uno stagno in un giorno senza vento. Pose con infinita delicatezza la mano sulla spalla della donna che si era erta a sua difesa e la invitò gentilmente, con voce suadente, a farsi da parte. Lei sembrò stupita e contrariata ma lui la riprese con una certa energia, invitandola di nuovo a scansarsi, senza tuttavia essere brutale. Alla fine, seppur controvoglia eseguì i suoi ordini.

" Bene, vedo che hai un po' di buon senso amico. Così ci eviteremo entrambi dei problemi. Siamo qui per arrestarti e processarti per traffico internazionale di armi e..."

"Calma, calma,” fece quello con una risata divertita che lo lasciò senza parole. Il suo senso di Ragno aveva continuato a vibrare leggermente, e si era chiesto che cosa stesse segnalando, ora sospettava che la fonte del pericolo, ancora latente, fosse proprio di fronte.

 “Se mi arresterà è ancora tutto da vedere. Comunque sono lieto di incontrarla di persona, Mr. Uomo Ragno. Le dispiace se la chiamo così?"

"Io..."

"La prego, non si affanni a nascondermi la sua identità. Sarebbe come se Charlie Chaplin avesse cercato di non farsi riconoscere da qualcuno travestendosi da Adolf Hitler!"

Nonostante il nervosismo quella battuta strappò una risata alla stupenda ragazza che aveva chiamato Ms. Perfection e fece sentire Peter Parker un perfetto cretino. Il suo modus operandi! Doveva essere molto riconoscibile a chi magari aveva visto qualche servizio in t.v. o peggio ancora, il libro fotografico Webs...

"Ho sempre pensato che lei fosse uno dei super eroi, per usare un termine folkloristico, più pittoreschi della grande mela, e sono sorpreso di vederla così lontano da casa sua. Vedo anche che è tornato ai colori scuri, anche se con un costume di foggia decisamente più marziale. Non le sta propriamente male, ma il tipico rosso blu le è più adatto che non questa mise stile SWAT, lei non trova ms. Perfection?"

Quella annuì, continuando a non staccargli gli occhi di dosso, pronta a reagire ad ogni sua mossa. Si trovò a domandarsi quali fossero le reali capacità della guardia del corpo di Quest. Non doveva sottovalutarla per via dell'aspetto. Dietro di lui i rumori della battaglia si erano momentaneamente quietati ma era tutt'altro che terminata. I suoi stavano invitando ad arrendersi i soldati della Quest INC. e questi replicavano che erano loro a dover gettare le armi.

"Sono lieto che approvi il mio look, Quest. Di solito i super criminali, per usare un altro termine folkloristico, delle mie parti non fanno altro che prendermi in giro. Incontrare qualcuno con buon gusto fa sempre piacere. Potremmo continuare la chiacchierata quando ti verrò a trovare in prigione, che ne dici?"

"Eh eh eh, si, mi avevano detto che lei non perde mai il suo sense of humor, neanche nelle situazioni più delicate. Lei, Mr. Uomo Ragno, fa un errore che non dovrebbe fare, vista la sua natura. Se c'è un posto in cui un predatore è più pericoloso, quello è il suo covo...  così come il ragno lo è nella sua tela, non crede?"

"I suoi là sotto hanno finito di sparare e credo che si arrenderanno alla fine..."

"Crede? Ah, lei sottovaluta la mia capacità di scegliere i miei dipendenti, altro grosso errore..."

Proprio in quel mentre si aprì un ingresso segreto su un alto del muro e fecero la loro entrata altri uomini che andarono a rimpinguare le file di quelli presenti. I ragazzi del P.H.A.D.E. se ne stavano nascosti dietro i tavoli rovesciati in terra e cominciavano a preoccuparsi per l'andazzo della storia.

"Tenente!"

chiamò ad alta voce, senza voltarsi.

“Mantenete le posizioni, ma non aprite il fuoco per primi, qui stiamo trattando la resa del nostro ospite."

"Signorsì!"

La risposta del giovane Tenente era giunta rapida e chiara e Peter poteva scommetterci sopra tutto quello che aveva che avrebbe eseguito l'ordine. Strano come si sentisse meno a disagio ora nel pensare di collaborare con loro... spirito di adattamento?

"Quest, la trovo molto divertente e devo dire che ammiro il suo autocontrollo... “ perché gli aveva detto che lo ammirava? “Ma la situazione non si è messa bene per lei. Non sono un tipo sanguinario e non fingerò di esserlo, visto che sicuramente tra le tante cose che saprà sul mio conto ci sarà anche questa. Tuttavia lei è un vero pericolo, non solo per il paese dal quale provengo, ma per tutto il mondo!

Lei rifornisce di armi tutte le organizzazioni criminali del globo disposte a far affari con lei... e provoca la morte di tanti innocenti ogni giorno. Sono disposto a tutto pur di fermarla, ma se posso chiudere la storia senza spargere altro sangue, a me sta bene. Alcuni dei suoi sono a terra, morti, e anche se ha chiamato rinforzi... la situazione non cambierà. Per me è un attimo prenderla con la forza... allora... che vogliamo fare?"

Improvvisamente la sensazione di pericolo si fece più netta tanto che scattò in posizione di guardia istintivamente. Quest invece era immobile e se la rideva.

"Vedremo sé il ragno invasore se la comanderà nella mia ragnatela..."

L'ingresso della loggia si spalancò e fece il suo ingresso un ragazzo con la pelle scura, seguito da due uomini in tenuta da combattimento. Era stato così concentrato su Quest e Perfection che non aveva capito che il pericolo stava venendo anche da un'altra direzione.

Uno degli uomini armati aprì il fuoco, troppo da vicino perché potesse scansarlo... riuscì a ruotare su se stesso in modo che il proiettile entrasse in un punto non vitale... infatti si conficcò poco sopra la giunzione tra braccio ed avambraccio. Sotto riesplose l'inferno. Gli uomini della fortezza arrivati erano armati con fucili ad impulso e falciarono, facendoli letteralmente a pezzi, cinque tra i nemici.

Velocemente i soldati del PHADE cercarono di ripiegare, poichè avevano capito che non c'era nulla da fare. Intanto dietro la nuca Peter avvertì una stretta fortissima, l'urlo disperato dei suoi istinti di sopravvivenza che gli gridavano istericamente che il pericolo non era cessato. In meno di un secondo focalizzò l'attenzione, escludendo la ragione e ogni altro orpello di umanità sovrapposto alla bestia primordiale che viveva in lui. Il braccio! Capì cosa stava per succedere e senza perdere tempo, con le dita tese come fossero la lama di un pugnale, colpì, proprio nel punto in cui il piccolo oggetto di metallo era entrato, allargando e lacerando le carni sotto la pelle, afferrando tra due di esse la capsula, estraendola e lanciandola prima che esplodesse.

Il sangue schizzo a fiotti, e ancora stordito, sentì una fortissima pressione al ventre. Il mondo divenne un insieme di immagini, suoni ed odori confusi e deliranti. Cadde dalla loggia, spaccando il davanzale di pietra, con ancora l'aggressore che lo placcava. Riuscì solo a vedere Quest che lo osservava, calmo, impassibile, e quasi immaginò il suo sorriso sardonico dietro la maschera. Con un colpo a maglio sulla schiena, si staccò di dosso Weird, e si girò in modo da non cadere sulla schiena, ancora dolorante per l'impatto di poco prima.

Ammortizzò la caduta con il braccio buono, mentre l'altro perdeva parecchio sangue. Sparò una tela sulla ferita, in modo da bloccare la perdita di  fluido scarlatto prima che fosse troppo tardi. Evitò, stavolta, la nuova carica di Weird, saltandolo a mo' di cavallina. Intanto, davanti a lui, gli uomini del castello si erano disposti a ferro di cavallo, dandogli le spalle, mentre bersagliavano i sopravvissuti che non riuscivano ad imboccare la porta dalla quale erano entrati. Senza perdersi d'animo prese due granate fumogene, tolse la sicura e gliele tirò contro.

L'aria si riempì di un gas nero come l'inchiostro di una seppia, che si mischiò ai fumi delle armi da fuoco che con il loro odore avevano saturato l'intero ambiente. Nell'eseguire l'operazione non aveva potuto scansare la mano di Weird, che prese la sua testa e lo spinse indietro, verso il muro di mattoni contro il quale lo sbatté con violenza inaudita. Caddero a terra dei pezzetti di pietra, e sentì bruciargli in modo tremendo proprio dove il cranio era stato mandato a sbattere. Prima che l'altro uomo di Quest potesse infierire di nuovo contro di lui lo colpì con un calcio, cercando di mirare al plesso solare. Tuttavia era troppo stordito e prese gli addominali. Il colpo era però talmente violento che lo fece volare per una decina di metri.

Weird atterrò malamente, continuando la sua corsa all'indietro rotolando in terra. Era circondato dalla cortine di fumo e non vedeva più niente. Mandò lunghi un paio dei suoi contro i quali era andato a finire. Si rimise in piedi barcollando: il Ragno era molto forte, più di quanto avesse previsto, mentre lui non lo era ancora abbastanza. Il fatto che fosse così intontito aveva affievolito la sua fonte di energia e questo significava che si sarebbe dovuto accontentare del livello di potere raggiunto e cercare di fare la differenza con le sue capacità di lottatore.

Un palmo semiaperto lo prese in pieno volto, sollevandolo di un metro da terra e mandandolo a sbattere con le spalle contro il duro pavimento. Riuscì per un pelo a sollevare la testa, e cercò di ricambiare puntando le mani dietro e scattando avanti con le gambe ma lui gli afferrò una caviglia. Peter era infuriato, inferocito, privo di controllo. Lo tirò via dal pavimento e lo lanciò contro la parete contro la quale, poco prima, era stato Weird  a spingerlo. Quest'ultimo picchiò a sua volta violentemente la testa e s'accasciò a terra. Proprio quando il Ragno gli fu sopra, tra di loro si mise Ms. Perfection. Il primo cercò di riprendere il controllo, perché sentiva che la nuova avversaria era ancora più pericolosa dell'uomo.

Qualcosa cominciò a fargli pressione da ogni dove, schiacciando i suoi organi verso l'interno. Ebbe uno sbocco di sangue, cadendo in ginocchio, mentre tutto, specie il braccio ferito e il cervello, bruciava dolorosamente. Telecinesi! Fu l'unico pensiero coerente che riuscì ad articolare. Tentò invano di liberarsi spingendo verso l'esterno e, forse, con tutti e due gli arti superiori funzionanti, ci sarebbe riuscito. Invece non potè far altro che finire sul pavimento ed aspettare di morire per stritolamento. Ci fu un esplosione che squarciò il fumo e Perfection mollò la presa. Sollevò da terra il collega e volando, entrò nella loggia dalla quale era scesa scomparendo alla vista dei nuovi venuti.

"Mi senti?"

La voce suonava forte e chiara, direttamente nella sua mente. Telepatia? Si limitò a rispondere con un pensiero, anche perché dubitava di riuscire a parlare conciato com'era.

"Sei messo male bello, ma ancora vivo, e a giudicare da come stavano andando le cose sei stato fortunato. Ora ti portiamo via di qui."

"A quale... squadra appartenete?"

La ragazza, vestita con una strana uniforme aderente e verde militare, sorrise.

"Non siamo dei tuoi ma non siamo neanche nemici. Siamo qui per sistemare la faccenda per conto del Governo Europeo... siamo il Crown."

Peter si lasciò andare all'abbraccio delle tenebre, senza tuttavia poter far a meno di sentirsi inquieto per un pessimo presagio che aveva avuto.

 

Fine terza parte.

 

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